mercoledì 26 settembre 2012

dal "Corriere del giorno"


Dallo scempio paesaggistico ai disastri dis-amministrativi, interviene Rocco Loreto:  DEREGULATION NORMATIVA E RESPONSABILITÀ LOCALI

Da qualche giorno chi ha la ventura di percorrere la S.S. n. 7 (via Appia) nel tratto che va da Castellaneta a Laterza può vedere  un paesaggio completamente cambiato a seguito della installazione di diverse decine di maxi-torri eoliche e della costruzione di una grande centrale elettrica.
Di notte, poi, come avviene di  solito, lo spettacolo diventa a “luci rosse” che si accendono per scandire e punteggiare le numerose presenze dei corpi estranei, introdotti in profondità in un paesaggio violentato dall’ingordigia del denaro e dall’insipienza della classe politica a tutti i livelli.
Allo stupore di molti, che ritenevano impossibile che accadesse ciò che invece è accaduto, si sono aggiunte altre emozioni e sensazioni, che vanno dalla rabbia per la devastante compromissione  dei valori di un paesaggio e di un ecosistema agro-pastorale fino ad ora sostanzialmente integro ed incontaminato, alla drammatica constatazione che nelle istituzioni a qualsiasi livello c’è ormai un deficit incalcolabile di consapevolezza della variegata realtà della posta in gioco nel campo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Per quel che  ci riguarda abbiamo più volte detto e scritto da almeno 6 anni ad oggi che è fuori discussione il fatto che è necessario ed improcrastinabile una organica e polifonica programmazione di un Piano Energetico Nazionale, che non sia però espressione di un approccio monoculturale (per intenderci, quello delle lobbies delle imprese e dei faccendieri operanti nel settore), ma che dia diritto di parola e voce a chi ritiene che il ricorso alle fonti rinnovabili di energia per la produzione di elettricità non debba necessariamente comportare un’autentica aggressione alle caratteristiche identitarie del nostro territorio, sia dal punto di vista produttivo, che da quello culturale, ambientale e paesaggistico.
Abbiamo in numerosa occasioni pubbliche invitato a riflettere sull’azione devastante che si stava programmando e realizzando in una parte del nostro territorio, sul quale ci sono vincoli ambientali e culturali di notevole importanza,  quali quelli che riguardano alcuni beni archeologici come i “tratturi”, i limitrofi Parco Nazionale dell’Alta Murgia , Parco Regionale delle Gravine di Matera e Parco delle Gravine del Tarantino, i  S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario), le Z.P.S. (Zone di Protezione Speciale), le I.B.A. (Important birds area – aree di importanza avifaunistica), boschi, macchie, canali idrici naturali, laghetti e stagni.
Abbiamo anche sottolineato la vicinanza dell’Aeroporto Militare di Gioia del Colle, teatro di partenze e di atterraggi di aerei supersonici, per i quali una selva di acciaio con altezze di circa 150 metri può rappresentare un pericolo costante ed incombente.

Alle nostre argomentazioni sono purtroppo corrisposte Valutazioni di Impatto Ambientale almeno discutibili ed Autorizzazioni Uniche Regionali rilasciate con eccessiva e compiacente disponibilità degna di miglior causa da parte della Regione e della Provincia di Taranto, che hanno comunque autorizzato (finora) l’installazione di  28 maxi –torri eoliche alte 100 metri e con ulteriore incremento di altezza di 45 metri, che è la misura del raggio delle pale posizionate sulla sommità della torre.Oggi che la frittata è fatta non ci resta che cominciare a fare l’inventario dei diversi disastri prodotti ai diversi livelli. Da una normativa nazionale che (per restare agli ultimi due anni) si è preoccupata addirittura di fissare coattivamente un tetto agli introiti dei comuni, per proteggere i fin troppo lauti ricavi delle imprese, e per giunta in un periodo storico in cui viene esaltato fino alla noia il principio della libera concorrenza tra le imprese, ad una legislazione regionale che nel 2008 ha ripetutamente allargato a dismisura le maglie della deregolamentazione, a tutto vantaggio delle imprese e degli ”sviluppatori” e “facilitatori”, incorrendo perfino nella più che scontata e clamorosa bocciatura dei primi due commi dell’art. 3 della legge regionale 21/10/2008, n. 31 sulla possibilità di procedere con una semplice D.I.A. (Dichiarazione Inizio Attività) per la costruzione di impianti fino ad 1  Mw di potenza nominale, arrivata con la Sentenza della Corte Costituzionale n. 119 del 22 marzo 2010.Ma il disastro più grande è stato quello provocato fino al 2010 dalla classe dirigente dei due comuni della Provincia di Taranto Castellaneta e Laterza, che in quegli anni hanno imboccato la via devastante dell’aggressione ai caratteri identitari del proprio territorio, che doveva essere inteso e tutelato come sintesi policroma e polifonica delle caratteristiche e dei valori fisici, biologici, storici e culturali, senza riuscire almeno a spuntare misure di compensazione territoriale ed ambientale appena sufficienti.Massacrati i tratturi, beni archeologici ed autentiche sedimentazioni storiche e culturali, testimonianze di un rapporto consolidato nei secoli tra l’uomo e la natura, per la costruzione di un sistema produttivo agro–pastorale, in parte ancora esistente nella Murgia Tarantina.Mortificati e snaturati i beni culturali tipici della più che secolare storia delle nostre popolazioni come  le Masserie, che ora appaiono circondate ed assediate dalle maxi – torri eoliche, dai relativi rumori e luci rosse notturne, come è già accaduto,  per esempio, per la splendida Masseria Catalano, risalente almeno al 700, dalla architettura ispanico – arabeggiante, che oggi è dominata ed imprigionata da 3 maxi – torri vicinissime, senza che dalla Soprintendenza si sia levata una pur flebile voce di dissenso prima e di protesta poi.Tutto ciò, e scusate se è (o vi appare) poco, per acquisire una autentica elemosina gettata ai piedi di una classe dirigente e tecnostrutture comunali, che è eufemistico definire caratterizzate da analfabetismi in materia di tutela del paesaggio, dell’ambiente naturale, delle tradizioni produttive e delle testimonianze e sedimentazioni storiche e culturali di cui il territorio aggredito e stuprato  è ricchissimo.La raccolta di notizie e di dati relativi alle convenzioni stipulate da altri Comuni prima, contemporaneamente ed anche successivamente al 14 agosto 2007 (giorno in cui fu stipulata quella di Castellaneta), dimostra abbondantemente che altrove, se non è stato tutelato il paesaggio, sono state almeno tutelate  le casse comunali, nelle quali stanno entrando cospicue risorse in misura 10/20 volte superiore rispetto ai miserevoli spiccioli che ancora non sono neanche entrati in cassa a Castellaneta.L’esame delle altre situazioni disseminate in ogni  parte d’ Italia consente di verificare che a Castellaneta, a parità di disastro paesaggistico provocato, potevano essere introitate (addirittura come canone annuo minimo garantito) cifre ben superiori a 3 milioni di euro all’anno e per 29 anni.Cifre enormi, quindi, rispetto  alla già contrattata, miserevole elemosina di improbabili 280 mila euro annui,  peraltro collegati  al ricavo della vendita dell’energia elettrica prodotta, che è entità variabile e, quindi, anche aleatoria.Le popolazioni interessate provino a farsi i conti su ciò che si può fare, o si sarebbe potuto fare con le consistenti ed eccezionali somme di denaro acquisite da altri comuni ed,  invece, irrimediabilmente perse a Castellaneta ed appena un po’ meno a Laterza.

Provino ad ipotizzare quali investimenti sarebbero stati possibili per lo sviluppo e l’occupazione, per contrastare la drammaticità dell’emigrazione giovanile, quante e quali aree per investimenti produttivi sarebbe stato possibile predisporre ed attrezzare per le piccole e medie imprese, quali alleggerimenti della pressione fiscale locale sarebbe stato possibile varare.Le schede rilevate a campione di 16 comuni di diverse regioni  e di diversa grandezza dimostrano inconfutabilmente che a Castellaneta c’è stata, o totale incapacità amministrativa, sulla quale la popolazione dis-amministrata  deve riflettere svegliandosi dalla evidente narcolessia in cui è piombata, o c’è stato altro, su cui sarebbe opportuno un urgente approfondimento, soprattutto dopo il discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario fatto il 29 gennaio 2010 dal dr. Mario Buffa, presidente della Corte di Appello di Lecce, che disse alcune cose allarmanti sull’eolico a Castellaneta ed ancora di più alla luce di inquietanti sequestri ed acquisizioni di atti relativi alla stessa questione effettuati dalla Procura della Repubblica di Potenza.

Rocco Loreto
consigliere comunale Castellaneta
PER IL CORRIERE DEL GIORNO

dal "Corriere del Giorno" del 25 settembre 2012


IL CASO/INVESTIMENTI MILIONARI E SCARSE RICADUTE SUL TERRITORIO, COMPRESA UNA ROYALTY “SGONFIA”

La valle del vento, un grande bluff

Una distesa di pale eoliche nei 14 km che separano Castellaneta da Laterza

CASTELLANETA – Le pale già girano, il vento è buono. E Castellaneta, grazie a Eolo, diventerà una piccola capitale dell’energia eolica appena il parco da 56 Megawatt costato 100 milioni di euro, a inizio 2013, comincerà a pompare elettricità “pulita” nella rete e introiti milionari nelle tasche dei fortunati proprietari. Un bel sogno.
La realtà, come accade spesso, va oltre. Perché le 28 torri da 2 Mw ciascuna produrranno effettivamente tutto ciò – e stando alle previsioni (2900 ore l’anno di ventosità) si tratta di un impianto ad alta producibilità – ma lasciando alla città di Valentino l’illusione d’esserne protagonista.
Una storia fatta di celluloide o se, si preferisce, di aria fritta ma anche di una foresta d’acciaio, questa sì molto concreta, che occuperà per 29 anni (più altri 29) l’orizzonte che fa da sfondo ai 14 km di Statale Appia che dividono Castellaneta da Laterza. E tutto questo “papocchio” – visibile da Mottola e persino da Matera – all’insegna, nel migliore dei casi, della mancata consapevolezza di ciò che si aveva tra le mani.
Un po’ quello che ha  raccontato il giornalista Antonello Caporale nel suo libro sull’eolico dal titolo “Controvento: il tesoro che il Sud non sa di avere” e ancora, solo qualche giorno fa, in un articolo sul Fatto Quotidiano (Pale eoliche, quanti miliardi al vento) che offre un passaggio interessante: «Ognuno degli abitanti del vento ha una sua immagine da offrire al pubblico dibattito. A un sindaco del Tarantino, per esempio, parevano simili a mulini a vento: “Abbiamo già il mare e avremo i mulini, delle possibili attrazioni per il nostro territorio sempre danneggiato, vilipeso dal nord”». Ecco, quel sindaco del Tarantino, è Italo D’Alessandro, che oggi è tornato a fare l’avvocato ma alla sua Castellaneta ha lasciato in eredità, se così si può dire, un enorme parco eolico che – dopo una serie di passaggi societari – produrrà utili in Svizzera, per la gioia del gruppo Bkw, con sede a Berna. A qualche dozzina di castellanetani andranno un po’ di soldi per gli affitti dei terreni, tra 8 e 10mila euro a pala (e sono 28), e al Comune una royalty del 2,5% sull’energia venduta, qualcosa come 283mila euro l’anno, sempre se il vento farà il suo dovere (a fronte di introiti per gli svizzeri di circa 29-30 milioni annui). Oltre, non va dimenticato, un “sontuoso” contributo una tantum di 12.800 euro, ossia 400 euro a torre (nella convenzione erano 32). Un’inezia: provate a costruirvi una casa e vedrete quanto vi chiederà il Comune per gli oneri di urbanizzazione. Per il resto: poco lavoro, zero indotto. Prima, durante e dopo. Nemmeno nel cantiere, ormai agli sgoccioli, in cui non risulta aver messo piede alcuna azienda castellanetana subappaltatrice. A tenersi stretti, cioè agganciandosi al tetto del 3% (su energia più cv) fissato dal Governo nel 2010, il Comune di Castellaneta si è perso per strada almeno 600mila euro l’anno, di sicuro per 15 anni (la validità dei cv), probabilmente per i 29 della convenzione, visto che una pala “rinnovata” (si cambia un pezzo ed è come nuova) ha nuovamente diritto all’incentivo. Una barca di soldi buttati al vento.
D’accordo, si dirà, l’Amministrazione potrà incamerare anche l’Imu su impianti che sono a tutti gli effetti “insediamenti industriali”, ma probabilmente toccherà pagare ad altri castellanetani (i proprietari dei terreni). Questioni ancora da appurare, come quella tuttora aperta e scottante, del tentativo postumo del nuovo sindaco, Giovanni Gugliotti, di recuperare l’irrecuperabile. La convenzione firmata il 14 agosto 2007, infatti, mette gli svizzeri in una botte di ferro: contratto firmato ed efficace (l’impugnativa sarebbe un atto… temerario). E solo un gesto di liberalità potrebbe restituire alla comunità castellanetana almeno una parte di ciò che la sua stessa Amministrazione (intesa come complesso di governo politico e tecnico) aveva il diritto di contrattare e, eufemisticamente, non ha saputo fare, peraltro lasciando completamente “al buio” un’opinione pubblica che in altre occasioni – vedi la discarica comunale, chiusa, oppure il campo da golf del gruppo Putignano, mai realizzato – aveva dato prova di una notevole “vitalità” ambientalista.
Dare un’occhiata a ciò che altre amministrazioni, in tutta Italia, hanno “strappato” alle imprese eoliche è in tal senso illuminante. Nel settembre 2007, pochi giorni dopo la convenzione-patacca approvata a  Castellaneta, il Comune di Crotone incassa la sua: contratto con Cea srl, basato su una royalty del 5% su energia venduta e certificati verdi (l’incentivo statale che rende l’eolico un investimento molto appetibile) più un contributo una tantum di 200mila euro. La differenza (si vedano le tabelle in pagina) è di quasi cinque volte, ma c’è anche chi ha fatto ancora meglio. E tuttavia senza andare tanto lontano, a Crispiano, il Corriere ha rintracciato lo schema di convenzione approvato in quel Comune nel marzo 2007. A partire da una soglia minima del 3% e con un canone annuo costituito dalla somma di diverse voci: oltre, appunto, alla percentuale sull’energia fatturata, anche una percentuale sui certificati verdi (per otto anni), una somma fissa per ogni generatore (su terreno comunale) e comunque un minimo garantito, più  ovviamente l’una tantum. Non soddisfatto, il Comune di Crispiano si preoccupa di inserire in convenzione un contributo di 500mila euro per un’opera pubblica e una palina da 0,8 Mw per “utilizzo esclusivo dell’Amministrazione”. Insomma, si mette in proprio. E per saperlo sarebbe bastata una telefonata interurbana da Castellaneta.
Tra i Comuni che più si sono impegnati per «l’accettabilità sociale» dell’eolico, che è poi il problema vero delle società che operano nel settore, si segnalano Isola di Capo Rizzuto, che nella sua convenzione (novembre 2009) inserisce anche 160mila euro annui per le spese elettriche dell’Ente: cioè si fa pagare la bolletta dell’Enel. Alimena (Palermo, maggio 2009), invece, chiede di dotare tutti gli edifici pubblici di pannelli fotovoltaici (risparmiando in bolletta e guadagnandoci sopra, visto che anche il fotovoltaico è incentivato). E poi ci sono comuni che si fanno finanziare eventi, campagne di informazione, opere pubbliche di ogni tipo. Oppure si mettono al sicuro, prevedendo una clausola fifty-fifty sull’utile d’impresa con minimo garantito del 10% e l’incedibilità della convenzione (succede ad Orsara di Puglia, che incassa da Brulli Energia  dieci volte Castellaneta) in modo che non finisca in chissà quali mani o Paesi; e c’è chi come il Comune di Crotone prevede in convenzione addirittura l’obbligo di trasferire la sede fiscale in loco.
A conti fatti, sull’eolico si può dire di tutto e di più e avere le più disparate opinioni: dall’impatto socio-ambientale alla convenienza imprenditoriale, dalla positiva incidenza sull’inquinamento da idrocarburi all’effetto negativo sulla tutela del paesaggio, dall’abbandono della produzione agricola all’interferenza con la vita umana e animale. Di certo, c’è che a Castellaneta c’hanno capito ben poco.

venerdì 21 settembre 2012

IN FUTURO DEL CENTRO STORICO

L'iniziativa di ieri sera sul futuro del nostro Centro Storico, organizzata dal Patto per la Città, ha avuto molto successo grazie alla partecipazione di numerosi cittadini e del Sindaco.



Seguiranno nuovi incontri per realizzare una proposta unitari, concordata e condivisa!!!

mercoledì 19 settembre 2012

INTERVISTA STUDIO 100 PRIMA PARTE

INTERVISTA STUDIO 100 SECONDA PARTE

INTERVISTA STUDIO 100 TERZA PARTE

intervista La7