venerdì 18 marzo 2016

Mario Guidi (Confagricoltura): non esiste piu' una politica agricola UE

Mario Guidi (Confagricoltura): non esiste piu' una politica agricola UE

"Non esiste più una politica agricola europea. L'Unione Europea ha rinunciato a governare l'agricoltura comunitaria: pensa al sostegno di Paesi extracomunitari senza preoccuparsi delle conseguenze sul sistemi economici della Unione Europea e l'aumento delle importazioni di olio dalla Tunisia è solo uno dei vari casi di questo disinteresse di Bruxelles verso gli agricoltori". E' quanto ha detto il presidente della Confagricoltura, Mario Guidi, che, intervistato dall'Agi, lamenta la mancanza di impegno del nostro Governo a Bruxelles.

"Purtroppo la vicenda dell'olio - osserva Guidi - non è un caso isolato, basti pensare al Marocco, un Paese che ha registrato un volume di affari che supera i 30 milioni di euro, quasi tutti a favore delle esportazioni di ortofrutta dal Paese nord africano, con innegabili riflessi anche su comparti chiave della nostra agricoltura, come gli agrumi che attraversano oggi una congiuntura di mercato particolarmente negativa".

"Non vogliamo mettere in discussione la solidarietà dell'Europa nei confronti dei Paesi terzi in difficoltà, soprattutto in una delicata fase geopolitica come quella attuale, ma crediamo che non si possa sempre penalizzare l'agricoltura e in particolare le produzioni mediterranee. Adesso, comunque, non è il momento di abbassare la guardia ma, piuttosto, di valutare gli ultimi ed eventuali spazi che ancora sussistono per introdurre quantomeno l'emendamento della Comagri (commissione agricoltura) che prevedeva le licenze mensili, anche accogliendo gli spazi che l'alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, Federica Mogherini, sembra abbia lasciato aperti".

In tal senso, spiega ancora il presidente di Confagricoltura, "la fase gestionale del contingente e la revisione intermedia rappresentano l'ultima opportunità che il Governo non deve farsi sfuggire. Più in generale, vi sono specifici comparti produttivi - secondo il presidente della Confagricoltura - che soffrono a causa degli accordi internazionali anziché beneficiarne, come sarebbe auspicabile in una logica win win di mutuo vantaggio. Nel definire le intese bilaterali bisogna stare attenti alle modalità applicative e a come si esplicano taluni meccanismi (dalle regole di origine ai prezzi dichiarati in dogana) che rischiano di alterare gli effetti delle concessioni".

In sintesi, osserva Guidi, "occorrerebbe una seria analisi di impatto sugli effetti delle concessioni già accordate e su quelle in corso di negoziazione rispetto alla competitività della nostra agricoltura. Inoltre vanno attivate da subito le clausole di salvaguardia, a partire da quella richiesta dal Mipaaf, e vanno imposte le regole di vera reciprocità negli scambi e norme di importazione nel territorio comunitario che impediscano, con blocchi immediati e misure accurate di prevenzione, l'introduzione di materiali infetti, pericolosi dal punto di vista fitosanitario".

E sempre parlando delle carenze dell'Unione Europea, Guidi lamenta la debolezza di Bruxelles che rischia di avere effetti perversi nel negoziato Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership, l'accordo commerciale di libero scambio tra USA e UE) con gli Stati Uniti". "I nostri marchi DOP e IGP certamente non sono adeguatamente tutelati, ma il problema è ben più serio perché è finita la PAC (Politica Agricola Comune) E, di fatto, l'Unione Europea ha rinunciato a governare l'agricoltura comunitaria. Una Europa divisa e distratta da tanti altri problemi certamente non meno importanti come le migrazioni - spiega Guidi - non è all'altezza di trattare con gli Stati Uniti al tavolo del Ttip che potrebbe essere una grandissima opportunità, aprendo un mercato da 500 milioni di persone. Temo che non ci sia il coraggio di andare a negoziare con il coraggio di saper dire anche di no".

Il presidente della Confagricoltura chiede anche un maggiore impegno al nostro Governo: "Bisogna fare di più, occorre agire come fanno i nostri partner con una pressione puntuale e continua in difesa dei nostri interessi nazionali. Non ci possiamo limitare alle lamentele verso un'Europa 'matrigna' a cui diamo un fiume di soldi e poi non facciamo nulla per farne parte". 
Fonte: www.agi.it
Data di pubblicazione: 14/03/2016

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intervista La7