mercoledì 21 aprile 2010

dalla Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 20 aprile 2010


L’I N T E R V I S TA IL VICE CAPOGRUPPO AL SENATO AFFRONTA IL CASO PUGLIA: «QUI NON SERVONO GUERRE O CORRENTI, MA NUOVE FORZE»
«L’esperienza Pdl è perfettibile»
Il sen. Quagliariello lavora al documento di mediazione da portare in direzione La scissione? «Sarebbe una scelta incomprensibile di Fini rispetto alla sua storia»

ONOFRIO PAGONE

   • « L’esperienza del Pdl è perfettibile, ma non può essere messa in discussione: questo pensa una parte amplissima del partito rispetto alla crisi innescata unilateralmente dal presidente Fini». Gaetano Quagliariell o, vicecapogruppo Pdl al Senato, pesa le parole ma non usa mezzi termini. In queste ore sta lavorando con i più stretti collaboratori di Berlusconi al testo di un documento da sottoporre giovedì alla direzione del partito. E’ fiducioso: «Sono sicuro - dice - che questo documento raccoglierà una maggioranza molto più ampia del 70% dell'ex Forza Italia».


   Senatore, se l’esperienza è perfettibile,


   perché tanta contrapposizione interna?


   «Il presidente Fini ha aperto una crisi dicendo che secondo lui l’esperienza del Pdl è fallita e sono perciò necessari dei gruppi autonomi. Ma ci sono persone che vengono dalla sua stessa storia e che hanno un’altra lettura della situazione. Il principio di realtà consente di parlare in certi termini quando si perde, non quando gli elettori danno una risposta positiva».


   E’ possibile una via mediana?


   «Dipende essenzialmente da Fini. Potrebbe costituire una componente rispettando però un partito della democrazia degli elettori: un partito, cioè, che non mette mai in dubbio il programma sottoposto agli elettori e su cui ha avuto un mandato. Poi, com'è ovvio, ci sono temi su cui si innesca un dibattito e sui quali ci si può differenziare, perché situazioni nuove nascono sempre nella vita politica. Ma questo è già il modo di procedere del Pdl».


   Faccia un esempio. Quando è stato ap plicato questo modo di procedere?


   «Per esempio proprio in Puglia quando si è trattato di decidere il candidato presidente della Regione. Si sa che Berlusconi la pensava in altro modo; gli organi statutari ed i coordinatori hanno scelto in maniera diversa e questa scelta è stata rispettata da tutti. Questo è il modo di fare nel Pdl. Sempre».


   Restiamo in Puglia. Andiamo verso


   nuovi vertici?


   «In Puglia è necessario che il centrodestra si organizzi per tornare a vincere. Non servono guerre o correnti, ma bisogna aprire le porte e le finestre del Pdl per far entrare nuove energie. Questo soprattutto a Bari, dove la distanza tra i due schieramenti è più ampia; ma servono addizioni, non contrapposizioni».


   Nuove energie: significa valorizzare


   l’esistente o acquisire nuove forze?


   «Entrambe le cose. Se si vuole tornare a vincere ogni apporto è utile».


   Torniamo alla situazione nazionale.


   Sulle riforme istituzionali è ipotizzabile un’apertura da parte di Berlusconi, un ripensamento?


   «Quella di Berlusconi è una riflessione di buonsenso. Una riforma è già in atto su base consuetudinaria: dalla democrazia dei partiti si è già passati alla democrazia degli elettori, e questo è stato fatto attraverso le scelte degli stessi cittadini. Quest'esito deve trovare una razionalizzazione a livello istituzionale: se si può fare sulla base di accordi condivisi, bene; se si tratta di mediare fino a concludere su proposte poco comprensibili e poco equilibrate, allora è meglio lasciar fare alla consuetudine piuttosto che tornare indietro».


   Lei è fiducioso in vista della direzione


   di giovedì. Ma se Fini si incaponisce?


   «Sarebbe una scelta incomprensibile rispetto alla sua stessa storia, perché lui ha dato un contributo per la semplificazione del sistema politico e per il bipolarismo. Dar vita a nuovi gruppi parlamentari complicherebbe il quadro. E il governo non rimane in sella a dispetto dei santi, ma finché ha la possibilità di rispettare il mandato degli elettori. Perciò si valuterà: se si tratta di vivacchiare, nessuno ha intenzione di sostenere tale ipotesi».


   Insomma in questo caso prevede elezioni anticipate?


   «Questa è una prerogativa del capo dello Stato dopo un preciso percorso istituzionale. Ma per la concezione di democrazia di cui il Pdl è un architrave, se l’eventuale scissione avesse numeri importanti, sarebbe inevitabile. Però non credo proprio che lo scenario sarà questo».

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intervista La7