dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 25 febbraio 2010
I consiglieri provinciali: «Solo volgarità e diffamazioni»
[A.Lor.]
• In casa Pd resta molto alta la tensione nel versante occidentale della provincia. I consiglieri provinciali «occidentali» del Pd, in una nota stampa, affermano: «Le accuse infamanti rivolte da alcuni consiglieri comunali, sedicenti democratici, dell’area occidentale della provincia jonica sono sintomo - scrivono Marta Galeota, Vi t o MIccolis (assessore), Carmine Montemur ro, Luigi Pinto - della volgarità a cui si riduce la battaglia politica». Ed ancora: «Le ingiurie e le diffamazioni rivolte ai candidati ed allo stesso Pd - si riporta testualmente - dimostrano il tentativo, sempre ricorrente di una vecchia classe dirigente che tenta, dopo disavventure politiche e giudiziarie, di rimettersi in sella».
Il comunicato stampa di Galeota e compagni prosegue così: «Come spesso ricorda il nostro segretario nazionale, Pierluigi Bersani, nel Pd “la ruota deve girare”. Costoro, invece, sperano che la ruota non giri più e siano sempre gli stessi ad affermarsi dopo ben vent’anni. La nostra elezione in consiglio provinciale circa un anno fa, sta a dimostrare anche ai più ottusi autoconservatori di sé stessi, che gli elettori chiedono novità, ricambio ed una nuova classe dirigente». Ed infine, un «avvertimento» ad uso interno: «Chi imbastisce regie occulte dietro sprovveduti consiglieri comunali in cerca di visibilità sapesse che il rinnovamento non si ferma con la denigrazione e le ingiurie personali. Rinnoviamo la fiducia verso Luciano Santoro ed il gruppo dirigente provinciale del Pd».
Non accenna, dunque, a placarsi la polemica all'interno del Partito democratico dopo la dura denuncia di sette consiglieri comunali (Donato Lasigna e Cosimo Fedele di Massafra, entrambi autosospesi dal partito, Mim - mo Salemme, Michele D'Ambrosio e Mario Greco di Castellaneta, Fr anco C at ap a n o e Giuseppe Stano di Laterza) che criticavano la scelta di alcune candidature per le elezioni regionali di marzo.
A loro il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi, aveva risposto parlando di «candidature autorevoli» e definendo «gratuite e diffamatorie» le frasi dei sette che parlavano, invece, di «commensali di Giampaolo Tarantini».
«Spiace constatare - controreplicano i sette dissidenti - che al segretario Blasi sia sfuggito che, per mesi, il buon nome del Pd è stato associato, in virtù di convivialità, cene e rapporti poco chiari, a Giampaolo Tarantini e alle sue particolari modalità di contatti con i palazzi del potere nazionale e regionale. Per mesi, sulla stampa, anche di sinistra, nelle tv e radio nazionali, regionali e locali è stato continuamente ripetuto il ritornello Giampy - commensali - inchieste sulla sanità. Stando ai resoconti giornalistici - proseguono -, le perplessità su Giampy avrebbero indotto il presidente regionale del Pd a far allontanare il lider maximo da quell'incontro organizzato da suoi fedelissimi, e così dannoso per l'immagine del Pd». Ed ancora: «Con tutta la buona volontà - aggiungono -, risulta difficile comprendere l'attinenza delle convivialità e di certi rapporti con Giampy con il codice etico del Pd».
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