Sul posto dell'incidente: una piccola cava la prima tomba della giovanissima Stefania Casamassima, non più di 20 metri di profondità
La tragedia di Castellaneta: sarebbe bastato un guard rail…Gugliotti e don Alfarano: bravi ragazzi. Il pellegrinaggio dei cittadini. I fiori sulla recinzione
CASTELLANETA – Assurdo. Il luogo dell’incidente in cui ha perso la vita la giovanissima Stefania, oggi alle 15,30 i funerali in Cattedrale, è un via vai di persone, una processione: i più escono dalle loro macchine, molti altri si fermano e chiedono a chi torna dall’affaccio sulla “gravinella”, un dirupo quasi a strapiombo ma di non più di una ventina di metri, con un po’ di macchia mediterranea, di là dalla fragilissima rete di filo ferro sostenuta da paletti in ferro che la separa dalla strada. Una sola è la prima parola: assurdo. Poi le ipotesi, poi la rabbia, poi le idee della messa in sicurezza della strada. In effetti quell’incidente appare inspiegabile: si entra in un breve rettifilo in leggera salita, si sbanda, ma perché? Una sbandata da pozzanghera, un randagio che taglia la strada, un abbaglio d’altra macchina? Fatto sta che la macchina dei quattro giovani attraversa la carreggiata, sfonda la rete e va giù, lasciando nella macchia mediterranea che, chissà perché non l’ha fermata, soltanto lo specchio retrovisore. Tocca a Stefania pagare per tutti il pizzo al destino e lascia lì la sua brevissima vita, piena di speranze e di sogni.
Il “Corriere” ha chiesto l’assistenza di Cosimo Fungoso, presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strada e del Tribunale del malato. E’ Fungoso che conosce tutte le trappole delle strade di Castellaneta e ha segnalato a tutte le amministrazioni che si son succedute pericoli e soluzioni. “Questa rete di protezione, dice, spingendo sul paletto quasi piegandolo, non protegge proprio nessuno, qui un guard rail avrebbe salvato la vita alla sfortunata Stefania. Indispensabile il guard rail, perché di là c’è il vuoto, era una piccola cava di tufo, si ruzzola e cade sul duro». Una cava per prima tomba, per la giovanissima Stefania. «L’Associazione si costituirà parte civile contro l’Amministrazione per la mancanza di una adeguata protezione. E poi è strada questa?» incalza Fungoso: vi si entra dovendo passare in un pozzanghera, sconnessa, dissestata, sbilenca, di nessuna illuminazione, eppure siamo alla periferia del paese, piena di buche, è una delle strade che collegano il paese alla stazione ferroviaria, un nonnulla diventa un pericolo. Arriva una donna in lacrime, accompagnata da marito e figlio, reca un mazzo di fiori, è la zia, dice una, le si fa largo, lega i fiori alla rete, non s’avvicina alla porta dell’inferno, e se ne torna accompagnata dal costernato silenzio di tutti. Arrivano i carabinieri per il rilievo, fanno sgomberare il posto da macchine e persone, ma lasciano passare un’altra ragazza, anch’essa in lacrime e col suo mazzo di fiori e aspettano che completi il suo triste rito. Nel frattempo ecco don Franco Alfarano, non oltrepassa la macchina dei carabinieri che chiude la strada maledetta e dice: «Conosco Gaetano, uno dei quattro, il fratello di Stefania, le loro famiglie, brave persone». E china il viso e tace: una preghiera, forse, o forse una domanda a Dio: Perché? Arrivano amici dei ragazzi amici della comitiva di Stefania: i due ricoverati qui a Castellaneta sono già fuori, l’altra ragazza ha solo piccoli traumi ossei. Scrutano la strada, in cerca anch’essi del che cosa abbia spinto fuori la macchina dei loro amici. L’accaduto lo sapremo quando sarà sopravvenuta la calma e la lucidità, quando sarà passato lo choc, ma a che serve più la verità: un incidente come tanti, in Italia, patria di strade malandate, ora anche questa Comunale 65 avrà la sue stele, forse con la foto della graziosa Stefania, e i suoi fiori. Il mestiere, a volte impietoso, impone una visita alla casa dei familiari, nella trafficatissima via San Francesco: il largo marciapiede è pieno delle amiche e degli amici di Stefania, adolescenti alla loro prima prova del dolore, tutti in lacrime, facce pallide, molti non hanno nemmeno dormito la notte, quasi una muraglia, come affacciarsi sull’uscio? Qualcuno vuol ricordare Stefania? Silenzio, tutti chinano il capo. Il cronista si sente estraneo in questo luogo e in questo momento di pianto, bisogna andar via. Resta l’ultimo capitolo di una tragedia, chi parli per la città, il sindaco. Giovanni Gugliotti è nella sua stanza, il corridoio è pieno, sulla scrivania i giornali aperti alla pagina che parla della tragedia. «Che dire?», esordisce Gugliotti, senza aspettare la domanda: «Rubino è stato un mio candidato, li conoscevo, tutti bravi ragazzi. Ieri sera appena seppi sono andato sul posto e anch’io come tutti son rimasto incredulo per quell’incidente. Stefania era già diplomata, so che voleva partire, per Siena, Pisa, aveva amici». Altra è stata la sua partenza, dice in sé il sindaco. Arriva il capogruppo Walter Rochira: «Questo incidente, dice, restituisce priorità alla sicurezza sulle nostre strade, queste tragedie non sono più ammissibili».
Nessun commento:
Posta un commento