mercoledì 26 settembre 2012

dal "Corriere del Giorno" del 25 settembre 2012


IL CASO/INVESTIMENTI MILIONARI E SCARSE RICADUTE SUL TERRITORIO, COMPRESA UNA ROYALTY “SGONFIA”

La valle del vento, un grande bluff

Una distesa di pale eoliche nei 14 km che separano Castellaneta da Laterza

CASTELLANETA – Le pale già girano, il vento è buono. E Castellaneta, grazie a Eolo, diventerà una piccola capitale dell’energia eolica appena il parco da 56 Megawatt costato 100 milioni di euro, a inizio 2013, comincerà a pompare elettricità “pulita” nella rete e introiti milionari nelle tasche dei fortunati proprietari. Un bel sogno.
La realtà, come accade spesso, va oltre. Perché le 28 torri da 2 Mw ciascuna produrranno effettivamente tutto ciò – e stando alle previsioni (2900 ore l’anno di ventosità) si tratta di un impianto ad alta producibilità – ma lasciando alla città di Valentino l’illusione d’esserne protagonista.
Una storia fatta di celluloide o se, si preferisce, di aria fritta ma anche di una foresta d’acciaio, questa sì molto concreta, che occuperà per 29 anni (più altri 29) l’orizzonte che fa da sfondo ai 14 km di Statale Appia che dividono Castellaneta da Laterza. E tutto questo “papocchio” – visibile da Mottola e persino da Matera – all’insegna, nel migliore dei casi, della mancata consapevolezza di ciò che si aveva tra le mani.
Un po’ quello che ha  raccontato il giornalista Antonello Caporale nel suo libro sull’eolico dal titolo “Controvento: il tesoro che il Sud non sa di avere” e ancora, solo qualche giorno fa, in un articolo sul Fatto Quotidiano (Pale eoliche, quanti miliardi al vento) che offre un passaggio interessante: «Ognuno degli abitanti del vento ha una sua immagine da offrire al pubblico dibattito. A un sindaco del Tarantino, per esempio, parevano simili a mulini a vento: “Abbiamo già il mare e avremo i mulini, delle possibili attrazioni per il nostro territorio sempre danneggiato, vilipeso dal nord”». Ecco, quel sindaco del Tarantino, è Italo D’Alessandro, che oggi è tornato a fare l’avvocato ma alla sua Castellaneta ha lasciato in eredità, se così si può dire, un enorme parco eolico che – dopo una serie di passaggi societari – produrrà utili in Svizzera, per la gioia del gruppo Bkw, con sede a Berna. A qualche dozzina di castellanetani andranno un po’ di soldi per gli affitti dei terreni, tra 8 e 10mila euro a pala (e sono 28), e al Comune una royalty del 2,5% sull’energia venduta, qualcosa come 283mila euro l’anno, sempre se il vento farà il suo dovere (a fronte di introiti per gli svizzeri di circa 29-30 milioni annui). Oltre, non va dimenticato, un “sontuoso” contributo una tantum di 12.800 euro, ossia 400 euro a torre (nella convenzione erano 32). Un’inezia: provate a costruirvi una casa e vedrete quanto vi chiederà il Comune per gli oneri di urbanizzazione. Per il resto: poco lavoro, zero indotto. Prima, durante e dopo. Nemmeno nel cantiere, ormai agli sgoccioli, in cui non risulta aver messo piede alcuna azienda castellanetana subappaltatrice. A tenersi stretti, cioè agganciandosi al tetto del 3% (su energia più cv) fissato dal Governo nel 2010, il Comune di Castellaneta si è perso per strada almeno 600mila euro l’anno, di sicuro per 15 anni (la validità dei cv), probabilmente per i 29 della convenzione, visto che una pala “rinnovata” (si cambia un pezzo ed è come nuova) ha nuovamente diritto all’incentivo. Una barca di soldi buttati al vento.
D’accordo, si dirà, l’Amministrazione potrà incamerare anche l’Imu su impianti che sono a tutti gli effetti “insediamenti industriali”, ma probabilmente toccherà pagare ad altri castellanetani (i proprietari dei terreni). Questioni ancora da appurare, come quella tuttora aperta e scottante, del tentativo postumo del nuovo sindaco, Giovanni Gugliotti, di recuperare l’irrecuperabile. La convenzione firmata il 14 agosto 2007, infatti, mette gli svizzeri in una botte di ferro: contratto firmato ed efficace (l’impugnativa sarebbe un atto… temerario). E solo un gesto di liberalità potrebbe restituire alla comunità castellanetana almeno una parte di ciò che la sua stessa Amministrazione (intesa come complesso di governo politico e tecnico) aveva il diritto di contrattare e, eufemisticamente, non ha saputo fare, peraltro lasciando completamente “al buio” un’opinione pubblica che in altre occasioni – vedi la discarica comunale, chiusa, oppure il campo da golf del gruppo Putignano, mai realizzato – aveva dato prova di una notevole “vitalità” ambientalista.
Dare un’occhiata a ciò che altre amministrazioni, in tutta Italia, hanno “strappato” alle imprese eoliche è in tal senso illuminante. Nel settembre 2007, pochi giorni dopo la convenzione-patacca approvata a  Castellaneta, il Comune di Crotone incassa la sua: contratto con Cea srl, basato su una royalty del 5% su energia venduta e certificati verdi (l’incentivo statale che rende l’eolico un investimento molto appetibile) più un contributo una tantum di 200mila euro. La differenza (si vedano le tabelle in pagina) è di quasi cinque volte, ma c’è anche chi ha fatto ancora meglio. E tuttavia senza andare tanto lontano, a Crispiano, il Corriere ha rintracciato lo schema di convenzione approvato in quel Comune nel marzo 2007. A partire da una soglia minima del 3% e con un canone annuo costituito dalla somma di diverse voci: oltre, appunto, alla percentuale sull’energia fatturata, anche una percentuale sui certificati verdi (per otto anni), una somma fissa per ogni generatore (su terreno comunale) e comunque un minimo garantito, più  ovviamente l’una tantum. Non soddisfatto, il Comune di Crispiano si preoccupa di inserire in convenzione un contributo di 500mila euro per un’opera pubblica e una palina da 0,8 Mw per “utilizzo esclusivo dell’Amministrazione”. Insomma, si mette in proprio. E per saperlo sarebbe bastata una telefonata interurbana da Castellaneta.
Tra i Comuni che più si sono impegnati per «l’accettabilità sociale» dell’eolico, che è poi il problema vero delle società che operano nel settore, si segnalano Isola di Capo Rizzuto, che nella sua convenzione (novembre 2009) inserisce anche 160mila euro annui per le spese elettriche dell’Ente: cioè si fa pagare la bolletta dell’Enel. Alimena (Palermo, maggio 2009), invece, chiede di dotare tutti gli edifici pubblici di pannelli fotovoltaici (risparmiando in bolletta e guadagnandoci sopra, visto che anche il fotovoltaico è incentivato). E poi ci sono comuni che si fanno finanziare eventi, campagne di informazione, opere pubbliche di ogni tipo. Oppure si mettono al sicuro, prevedendo una clausola fifty-fifty sull’utile d’impresa con minimo garantito del 10% e l’incedibilità della convenzione (succede ad Orsara di Puglia, che incassa da Brulli Energia  dieci volte Castellaneta) in modo che non finisca in chissà quali mani o Paesi; e c’è chi come il Comune di Crotone prevede in convenzione addirittura l’obbligo di trasferire la sede fiscale in loco.
A conti fatti, sull’eolico si può dire di tutto e di più e avere le più disparate opinioni: dall’impatto socio-ambientale alla convenienza imprenditoriale, dalla positiva incidenza sull’inquinamento da idrocarburi all’effetto negativo sulla tutela del paesaggio, dall’abbandono della produzione agricola all’interferenza con la vita umana e animale. Di certo, c’è che a Castellaneta c’hanno capito ben poco.

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intervista La7