Ma è ancora super partes?
La partecipazione del giovane avvocato interpretata dal sindaco di Castellaneta come un'uscita dal suo ruolo
CASTELLANETA – Effetti collaterali.
La lista “Patto per Castellaneta”, sta facendo le sue consultazioni fra le opposizioni per allestire una coalizione la più vasta possibile alternativa all’attuale maggioranza di centrodestra, capeggiata da Italo D’Alessandro.
Fra i consultati anche il difensore civico Francesco Garzone, il quale, richiesto di un “parere”, non vi si è sottratto. E, in un documento ha detto con chiarezza che egli, “titolare di un preciso servizio (difensore civico), non dimentica di dover adempiere responsabilmente ad ogni connesso dovere”, pertanto né intende accettare incarichi politici, né rinunciarvi, perché vuole “rilanciare il dialogo con l’Amministrazione, le altre istituzioni, i giovani” sul tema che va trattando in appositi convegni: “L’etica, la politica e l’amministrazione degli enti locali”.
Ma la presenza del difensore civico alle consultazioni partitiche, come sempre succede per le cose inattese, è stata intesa in più modi: da alcuni come parte del suo dovere, da altri come manifestazione di cittadinanza, da altri come esorbitanza dal suo ruolo.
Ha aderito a quest’ultima interpretazione il sindaco Italo D’Alessandro, il quale, dalle colonne del “Corriere”, ha ricordato al difensore civico che egli è stato eletto come figura super partes, tant’è che il Consiglio comunale lo preferì a un esponente di partito, per la qual cosa la maggioranza subì il sacrificio di perdere la lista civica Progetto Comune. Il difensore civico, continua il sindaco, è liberissimo di fare politica, ma dopo aver lasciato il suo ruolo di super partes, non può essere difensore civico e collante e mediatore per operazioni di campagna elettorale.
Di diverso avviso Giovanni Gugliotti, presidente del Consiglio comunale, il quale mette in evidenza che al punto in cui è, cioè al fare una conversazione con un esponente di partito, gli sembra eccessiva la richiesta di dimissioni. E la spiega con l’ipotesi che D’Alessandro non avesse ancora letto la cronaca dell’incontro, nel quale Garzone rilancia l’amministrazione estraniandosi dal farne parte.
Posizione procedurale quella del vicesindaco Vito Perrone, il quale chiede che il difensore civico, figura sempre attenta e attiva, vada sentito personalmente in modo da impiegare sempre la massima attenzione alle problematiche della città ascoltando tutti. Perrone, poi, va in implicito rimprovero ai partiti, invitandoli a svolgere il loro lavoro secondo i canoni istituzionali (cioè tenendo al riparo delle loro beghe, le persone ad esse estranee), altrimenti si creerebbero le condizioni per dar piena ragione al sindaco. In altre parole: i partiti parlino con i partiti.
Insomma, normale diversità di pareri, di interpretazioni, di opinioni e di prese di posizioni; ma soprattutto primi effetti collaterali di una campagna elettorale che par già prossima al calor bianco. Le cronache raccontano, i protagonisti colorano, la città, o meglio i pochi che guardano ancora al Palazzo, s’incuriosisce e trasforma il politicismo (le stantie tattiche per la conquista del potere) in gossip; il mondo politico si galvanizza e s’intossica.
Ma c’è già chi chiama questo trambusto palaziale tempeste in un bicchier d’acqua, anzi, essendo in agosto inoltrato, temporale estivo, tanto rumoroso quanto fugace.
Michele Cristella
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