venerdì 30 settembre 2011
mercoledì 28 settembre 2011
mercoledì 21 settembre 2011
dal "Corriere del Giorno" del 21 settembre 2011
Una visita furtiva alla scuola media ed elementare nell’ex Enaoli, all’ingresso del borgo marino
mercoledì 21 settembre 2011
E' stata un gioiello.
Dove può aversi una scuola che riapre coperta nel piano superiore, e, nel piano sottostante, circondata da ogni genere di sporcizia? In nessuna parte, anzi in Italia, anzi in un capolavoro della solidarietà, a Castellaneta, nell'ex Enaoli.
La parte destinata a scuola di quel magnifico complesso solidaristico, dall'esterno sembra all'altezza delle sue origini, ben pitturata, tapparelle nuove. E invece e poco meno di un sepolcro imbiancato, un sileno, le statue votive che ornavano i lati del viale d'ingresso nella gloriosa Atene: bellissimi fuori, verminosi dentro. E per giunta in locali accessibili a bambini e ragazzi poiché la scuola è elementare e media.
L'ltalietta povera del primo dopoguerra era in grado di costruire monumenti alla solidarietà. Quell'Enaoli ospitava gli orfani i figli di invalidi del lavoro, quelle che oggi si chiamano morti bianche. Era, quel complesso, un antesignano dei campus studenteschi americani, Vi pullulava la vita e i ragazzi sfortunati venivano risarciti, almeno un po’, perché la perdita del padre è irrimediabile; i ragazzi avevano scuola e laboratori, stalle e maneggi per imparare un lavoro e una bellissima chiesa. L'odierna Italia, quella ricca e oggi immiserita perché derubata dai suoi dirigenti, non è nemmeno in grado di tenere pulita una scuola di campagna.
Quel che era un gioiello, orgoglio di una nazione e un territorio, oggi è una scuola immersa nella fatiscenza. Al piano terra una mensa e un asilo, invasi da topi, api, polvere, ferraglia, materiale vario di risulta. Al primo piano le aule; al piano superiore un'altra discarica per api e colombi. Affianco protetto da imponenti cancellate già arrugginite, un cortile pieno d'erbacce di quaderni e carte.
Domandano quelle tristi foto, con Giacomo Leopardi, un signore che sta (dovrebbe stare) di casa nelle scuole italiane: "Chi la ridusse tale?". E dicono ancora quelle foto, raccapricciate: in questi locali lerci e fetidi e a rischio d'infezione se è entrato un fotografo possono entrarci bambini e prendere in mano ciò che non si dovrebbe e caderci dentro, e sporcarsi insieme.
Ma si può inaugurare una scuola in questo stato di ripugnanza? L’Italia è il paese dell'arrangiarsi: meglio una scuola sporca che nessuna scuola, hanno detto in sè i responsabili della scuola.
E quand'anche non fosse stato possibile pulire la scuola, neppure un'alternativa? Sta scritta nelle pagine di storia patria di Mauro Perrone, l’alternativa: un maestro elementare del secondo ottocento trasformò in scuola la sua casa, per consegnare alla società il minor numero possibile di analfabeti, una delle più gravi disabilità esistenziali e comunitarie.
Che, infine, anche il privato dell'ex Enaoli sia fatiscente è l'altra simbolica causa del declino italiano, culturale, prima che economico. Ciò che era sede e fonte di lavoro e cultura avrebbe dovuto rimaner tale ed invece è un segnale, ancora inavvertito, del degrado in cui si va precipitando.
Michele Cristella
mercoledì 21 settembre 2011
Una scuola immersa nella fatiscenza - Aule coperte e circondate da ogni genere di sporcizia e animali morti
Dove può aversi una scuola che riapre coperta nel piano superiore, e, nel piano sottostante, circondata da ogni genere di sporcizia? In nessuna parte, anzi in Italia, anzi in un capolavoro della solidarietà, a Castellaneta, nell'ex Enaoli.
La parte destinata a scuola di quel magnifico complesso solidaristico, dall'esterno sembra all'altezza delle sue origini, ben pitturata, tapparelle nuove. E invece e poco meno di un sepolcro imbiancato, un sileno, le statue votive che ornavano i lati del viale d'ingresso nella gloriosa Atene: bellissimi fuori, verminosi dentro. E per giunta in locali accessibili a bambini e ragazzi poiché la scuola è elementare e media.
L'ltalietta povera del primo dopoguerra era in grado di costruire monumenti alla solidarietà. Quell'Enaoli ospitava gli orfani i figli di invalidi del lavoro, quelle che oggi si chiamano morti bianche. Era, quel complesso, un antesignano dei campus studenteschi americani, Vi pullulava la vita e i ragazzi sfortunati venivano risarciti, almeno un po’, perché la perdita del padre è irrimediabile; i ragazzi avevano scuola e laboratori, stalle e maneggi per imparare un lavoro e una bellissima chiesa. L'odierna Italia, quella ricca e oggi immiserita perché derubata dai suoi dirigenti, non è nemmeno in grado di tenere pulita una scuola di campagna.
Quel che era un gioiello, orgoglio di una nazione e un territorio, oggi è una scuola immersa nella fatiscenza. Al piano terra una mensa e un asilo, invasi da topi, api, polvere, ferraglia, materiale vario di risulta. Al primo piano le aule; al piano superiore un'altra discarica per api e colombi. Affianco protetto da imponenti cancellate già arrugginite, un cortile pieno d'erbacce di quaderni e carte.
Domandano quelle tristi foto, con Giacomo Leopardi, un signore che sta (dovrebbe stare) di casa nelle scuole italiane: "Chi la ridusse tale?". E dicono ancora quelle foto, raccapricciate: in questi locali lerci e fetidi e a rischio d'infezione se è entrato un fotografo possono entrarci bambini e prendere in mano ciò che non si dovrebbe e caderci dentro, e sporcarsi insieme.
Ma si può inaugurare una scuola in questo stato di ripugnanza? L’Italia è il paese dell'arrangiarsi: meglio una scuola sporca che nessuna scuola, hanno detto in sè i responsabili della scuola.
E quand'anche non fosse stato possibile pulire la scuola, neppure un'alternativa? Sta scritta nelle pagine di storia patria di Mauro Perrone, l’alternativa: un maestro elementare del secondo ottocento trasformò in scuola la sua casa, per consegnare alla società il minor numero possibile di analfabeti, una delle più gravi disabilità esistenziali e comunitarie.
Che, infine, anche il privato dell'ex Enaoli sia fatiscente è l'altra simbolica causa del declino italiano, culturale, prima che economico. Ciò che era sede e fonte di lavoro e cultura avrebbe dovuto rimaner tale ed invece è un segnale, ancora inavvertito, del degrado in cui si va precipitando.
Michele Cristella
venerdì 16 settembre 2011
mercoledì 7 settembre 2011
lunedì 5 settembre 2011
dal "Corriere del Giorno" del 4 settembre 2011
Conferenza stampa e assemblea pubblica della Confcommercio e dei proprietari per fare il bilancio dell’annata
Castellaneta Marina, un lungo “cahier de doleance”
Una località abbandonata, sporca, buia, in declino. E fra le parti non mancano le polemiche
CASTELLANETA MARINA – Momenti kafkiani.
Associazione dei proprietari di case, Confcommercio, Comitato difesa dei diritti dei proprietari si uniscono, per far meglio sentire la loro voce ai sordi del municipio, ma a momenti paiono polli di Renzo.
Fra il pubblico, non molto folto, l’on. Carmelo Patarino, sul tema: “Riprendiamoci Castellaneta Marina”, apre la conferenza stampa, anzi comincia la lettura di un lunghissimo “cahier de doleance”, l’avvocato Mimì Cassano: «Castellaneta Marina abbandonata, quasi ignorata; il suo sviluppo tanto sbandierato lettera morta; vogliamo essere pungolo non contrasto con l’Amministrazione; ma a nessuno è dato prevaricarci; il Comune deve spiegare perché per Castellaneta Marina spende solo 40mila euro, quando invece dalle quasi 3mila ville ne incassa centinaia di migliaia; effetti di questa scarsa spesa: strade dissestate e sporche di aghi di pini, dovrebbero essere all’opera tre macchine spazzolatrici, nemmeno l’ombra, ma la Tarsu vien pagata, pali cadenti, non sostituiti, anzi sostituiti dal buio, aiuole con ancora gli sfalci delle palme». Quand’ecco “una voce dal sen fuggita” dal tutore dei diritti dei proprietari: «C’è una forte evasione, molti proprietari fanno i furbi, allora il Comune intensifichi la lotta all’evasione e metta ordine in Castellaneta Marina». Cassano non ha detto che, ai fini fiscali, molte delle ville di Castellaneta Marina sono prima casa, esentata dall’Ici, anche se il titolare vive e risiede altrove.
Parla il rappresentante dei proprietari, Nardone, indifferente alla frustata di Cassano, per aggiungere altre disfunzioni: «I molti risarcimenti per le cadute nelle strade; si sistemano solo le strade abitate da elettori comunali; cassonetti pieni di tutto, svuotati dopo giorni». Uno del pubblico aggiungerà: «Cassonetti bucati, fuoriesce liquido, meta di zanzare e topi e fonte di fetori; disinfestazione inutile perché fatta in tempi non congrui; altri fetori dalla fogna nera incompiuta; gli artisti sono stati sostituiti dai giochi per bambini; del parcheggio all’ingresso nulla; aree mercatali, ambulanti, nulla; eventi, pochi, organizzati da privati; un funzionario per l’estate che non risponda, boh!».
Paolo Tanzarella, Confcommercio: «L’anno scorso abbiamo chiesto il rispetto delle regole e della concorrenza; abbiamo riservato agli ambulanti il lungomare chiedendo per loro, per efficienza del lavoro e per la loro dignità umana, luce, acqua, bagni, scomparsi; piazza Selene, da essere un biglietto da visita è un territorio lunare; improvvisazioni, opere inutili perché fatte in agosto; il Piano commerciale s’è perso fra i veti incrociati della maggioranza; ignoto il Piano coste; inesistente lo sportello Suap (assistenza); mercato immobiliare, vendite e affitti, in regresso, non attraiamo più nessuno; il Comune potrebbe incassare 600mila euro dalle aree marine, ma non incassa quasi nulla». In serata devono essergli arrivati sciroccosi ringraziamenti dei gestori dei lidi per l’attenzione, anche se, costoro, diranno che essi vogliono pagare, ma è il Comune che non sa farsi pagare.
Dal pubblico Giuseppe Rochira, consigliere comunale di opposizione: «Presiedo la commissione che avrebbe dovuto dare l’ok al Piano commerciale, ma la maggioranza fa mancare il numero legale; potrebbe discuterne il Consiglio comunale, nulla. Occorre che ciascuno si impegni, sia artefice del proprio futuro, partecipando alle elezioni».
Un proprietario: «Assemblea a fine estate, bisognava farla il primo luglio; ci stiamo piangendo addosso; complete le denunce, ma nessuna azione; come località turistica siamo al minimo storico; sembriamo una terra bombardata». Replica Tanzarella: «L’anno scorso abbiamo tentato di fare qualcosa, ma siamo rimasti soli, se aveste partecipato qualche cosa avremmo potuto ottenerla». Un altro proprietario: «Non partecipiamo perché vogliamo stare in vacanza, ma dovremmo scendere in piazza». Un altro proprietario: «Ai vigili bisogna fare un corso di educazione civica (applausi, il solito straccio che vola); si mettono i nonni civici dove sta il caos e il caos aumenta; un fruttivendolo sta attaccato ai cassonetti sporchi; commercianti, avete fatto male ad allontanare gli ambulanti, creano movimento». Una ragazza hobbysta, che potrebbe vendere i suoi lavori: «Perché non posso venderli qui, in centro, sono cittadina di serie “C”»? L’avvocato Tiberio Rucci mette il dito in due piaghe sanguinanti: per i mezzi di soccorso è difficilissimo arrivare ai lidi; molti i furti nemmeno denunciati.
Una serata con righe degne di Kafka, paradossale: i corresponsabili, a loro stesso dire e mostrare o evasori, o irresoluti, o in lite fra loro, del declino di una località altrimenti insuperabile, vogliono che il declino lo arresti il meno capace di tutti a far qualcosa di utile, la politica.
Castellaneta Marina, un lungo “cahier de doleance”
Una località abbandonata, sporca, buia, in declino. E fra le parti non mancano le polemiche
CASTELLANETA MARINA – Momenti kafkiani.
Associazione dei proprietari di case, Confcommercio, Comitato difesa dei diritti dei proprietari si uniscono, per far meglio sentire la loro voce ai sordi del municipio, ma a momenti paiono polli di Renzo.
Fra il pubblico, non molto folto, l’on. Carmelo Patarino, sul tema: “Riprendiamoci Castellaneta Marina”, apre la conferenza stampa, anzi comincia la lettura di un lunghissimo “cahier de doleance”, l’avvocato Mimì Cassano: «Castellaneta Marina abbandonata, quasi ignorata; il suo sviluppo tanto sbandierato lettera morta; vogliamo essere pungolo non contrasto con l’Amministrazione; ma a nessuno è dato prevaricarci; il Comune deve spiegare perché per Castellaneta Marina spende solo 40mila euro, quando invece dalle quasi 3mila ville ne incassa centinaia di migliaia; effetti di questa scarsa spesa: strade dissestate e sporche di aghi di pini, dovrebbero essere all’opera tre macchine spazzolatrici, nemmeno l’ombra, ma la Tarsu vien pagata, pali cadenti, non sostituiti, anzi sostituiti dal buio, aiuole con ancora gli sfalci delle palme». Quand’ecco “una voce dal sen fuggita” dal tutore dei diritti dei proprietari: «C’è una forte evasione, molti proprietari fanno i furbi, allora il Comune intensifichi la lotta all’evasione e metta ordine in Castellaneta Marina». Cassano non ha detto che, ai fini fiscali, molte delle ville di Castellaneta Marina sono prima casa, esentata dall’Ici, anche se il titolare vive e risiede altrove.
Parla il rappresentante dei proprietari, Nardone, indifferente alla frustata di Cassano, per aggiungere altre disfunzioni: «I molti risarcimenti per le cadute nelle strade; si sistemano solo le strade abitate da elettori comunali; cassonetti pieni di tutto, svuotati dopo giorni». Uno del pubblico aggiungerà: «Cassonetti bucati, fuoriesce liquido, meta di zanzare e topi e fonte di fetori; disinfestazione inutile perché fatta in tempi non congrui; altri fetori dalla fogna nera incompiuta; gli artisti sono stati sostituiti dai giochi per bambini; del parcheggio all’ingresso nulla; aree mercatali, ambulanti, nulla; eventi, pochi, organizzati da privati; un funzionario per l’estate che non risponda, boh!».
Paolo Tanzarella, Confcommercio: «L’anno scorso abbiamo chiesto il rispetto delle regole e della concorrenza; abbiamo riservato agli ambulanti il lungomare chiedendo per loro, per efficienza del lavoro e per la loro dignità umana, luce, acqua, bagni, scomparsi; piazza Selene, da essere un biglietto da visita è un territorio lunare; improvvisazioni, opere inutili perché fatte in agosto; il Piano commerciale s’è perso fra i veti incrociati della maggioranza; ignoto il Piano coste; inesistente lo sportello Suap (assistenza); mercato immobiliare, vendite e affitti, in regresso, non attraiamo più nessuno; il Comune potrebbe incassare 600mila euro dalle aree marine, ma non incassa quasi nulla». In serata devono essergli arrivati sciroccosi ringraziamenti dei gestori dei lidi per l’attenzione, anche se, costoro, diranno che essi vogliono pagare, ma è il Comune che non sa farsi pagare.
Dal pubblico Giuseppe Rochira, consigliere comunale di opposizione: «Presiedo la commissione che avrebbe dovuto dare l’ok al Piano commerciale, ma la maggioranza fa mancare il numero legale; potrebbe discuterne il Consiglio comunale, nulla. Occorre che ciascuno si impegni, sia artefice del proprio futuro, partecipando alle elezioni».
Un proprietario: «Assemblea a fine estate, bisognava farla il primo luglio; ci stiamo piangendo addosso; complete le denunce, ma nessuna azione; come località turistica siamo al minimo storico; sembriamo una terra bombardata». Replica Tanzarella: «L’anno scorso abbiamo tentato di fare qualcosa, ma siamo rimasti soli, se aveste partecipato qualche cosa avremmo potuto ottenerla». Un altro proprietario: «Non partecipiamo perché vogliamo stare in vacanza, ma dovremmo scendere in piazza». Un altro proprietario: «Ai vigili bisogna fare un corso di educazione civica (applausi, il solito straccio che vola); si mettono i nonni civici dove sta il caos e il caos aumenta; un fruttivendolo sta attaccato ai cassonetti sporchi; commercianti, avete fatto male ad allontanare gli ambulanti, creano movimento». Una ragazza hobbysta, che potrebbe vendere i suoi lavori: «Perché non posso venderli qui, in centro, sono cittadina di serie “C”»? L’avvocato Tiberio Rucci mette il dito in due piaghe sanguinanti: per i mezzi di soccorso è difficilissimo arrivare ai lidi; molti i furti nemmeno denunciati.
Una serata con righe degne di Kafka, paradossale: i corresponsabili, a loro stesso dire e mostrare o evasori, o irresoluti, o in lite fra loro, del declino di una località altrimenti insuperabile, vogliono che il declino lo arresti il meno capace di tutti a far qualcosa di utile, la politica.
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